quarta-feira, 16 de junho de 2010

SANTE SCALDAFERRI

Sante e Sonia C. no lançamento da revista EXU, Rio
A Cinearte é uma revista trimestral editada em Roma e muito conceituada na Itália. Enfoca cinema, audiovisual e arte, em geral. Recentemente, a Cinearte deu esta entrevista do artista baiano (de origem italiana) Sante Scaldaferri.
Para acessar a revista on line: www.cinearteonline.com

Antonella Rita Roscilli

Intervista esclusiva realizzata a Salvador (Bahia) Brasile

L’ « italiano» Sante Scaldaferri è considerato uno dei più importanti e rappresentativi tra i pittori brasiliani contemporanei. La sua pittura, arte erudita su radice popolare riflette il dramma e la tragedia del popolo della regione dei “sertões” nordestini del Brasile. Non è un regionalista provinciale, ma, unendo un linguaggio contemporaneo a una tematica brasiliana di religiosità e cultura popolare, Sante riesce a raggiungere una lettura universale e, realizzando lavori di grande forza, riesce allo stesso tempo, a creare un linguaggio molto personale, creativo e inconfondibile. Sante mi aspetta per l’intervista sulla soglia della sua bella casa di Itapõa, a Salvador (Bahia).Vi si respira arte e creatività in ogni angolo: mobili, quadri, sculture parlano della sua vita e anche delle sue origini italiane.

Può parlarci della sua infanzia e dei suoi legami con l’Italia?

Sono nato nel 1928 in una casa del Porto da Barra. Mia madre era arrivata dall’Italia già incinta. Perciò io sono stato “fabbricato” in Italia” e “sbarcato”a Salvador, nello stato brasiliano di Bahia. Quando avevo un anno e mezzo mio padre si ammalò e così tornammo a Trecchina, in provincia di Potenza, in Basilicata, dove morì. Ho pochi ricordi di quell’epoca. Le vacanze a Maratea e il nostro soggiorno a Napoli, dove mio zio aveva una bella casa al Vomero. Malgrado ciò la forza atavica è potente e io sento di avere due identità che non si scontrano, anzi, vivono in armonia. Mi piace ugualmente il samba e l’opera, e la mia identità italiana mi ha portato varie volte alla conoscenza della mia origine. In Italia mi sento a casa.

Lei è uno dei più importanti e rappresentativi tra i pittori brasiliani contemporanei. Com’è arrivato all’arte plastica?

Fin da bambino ho sempre pensato di diventare pittore. Così, quando ho terminato il ginnasio, ho fatto la prova per entrare alla “Escola de Belas Artes”. Il cammino per conquistare una posizione nel panorama delle arti plastiche è molto difficile e divenni noto avendo partecipato ad esposizioni in varie città brasiliane. Così la critica conobbe il mio lavoro. Lei appartiene alla seconda generazione di artisti moderni di Bahia. Può parlarcene? La seconda generazione di artisti plastici moderni di Bahia sorse nel 1957. In quell’epoca i miei rapporti con gli artisti della prima generazione erano molto cordiali. Ma con il tempo alcuni artisti mi si schierarono contro, denigrando la mia adesione a nuovi linguaggi. Tuttavia, col passare del tempo, i mass-media, attraverso la critica nazionale, vennero a conoscenza del mio lavoro. Ho preso molte batoste, ma ne ho date io di più. Oggi non sono un artista realizzato, a mi considero un vittorioso per quanto riguarda questo discorso.



A quell’epoca esisteva una generazione che voleva produrre qualcosa di nuovo anche nella letteratura, nel teatro, nella pittura e nel cinema?

Nonostante la rottura della prima generazione di artisti plastici con l’accademismo, quella
posteriore incontrò ancora molte e serie difficoltà. L’anno prima avevo già conosciuto e avevo partecipato alle attività artistiche e culturali di un gruppo di giovani di valore, che prese
il nome di Generazione MAPA. Questi giovani di allora dettero tutti un grande contributo allo sviluppo dell’arte moderna a Bahia in tutti i linguaggi artistici e chi di essi rimane continua
ancor oggi ad aggiornarsi e a produrre. Questi giovani in realtà ebbero la fortuna di partecipare al maggiore e più fecondo periodo culturale di Bahia durante il rettorato del dr. Edgard Santos.

Ci racconta del ruolo che ebbe all’epoca il rettore Edgar Santos nella cultura di Bahia?

In quell’epoca i mezzi di comunicazione di massa non erano come oggi, pertanto c’era sempre un po’ di ritardo nei contatti. Eppure esistevano varie riviste e le mostre erano importantissime per prendere conoscenza di ciò che si faceva in Brasile nel mondo artistico. Sicuramente le informazioni arrivavano con un po’ di ritardo. Chi poteva viaggiare al sud era avvantaggiato. Quando il dr. Edgard Santos divenne rettore della UFBA, questa lacuna fu colmata con programmi culturali organizzati dall’Università Federale di Bahia e dal Museo di Arte Moderna di Bahia. Durante il periodo scolastico io già partecipavo alle esposizioni e dipingevo all’aperto, da lì non mi sono più fermato e grazie a Dio, con salute, ad 81 anni continuo lavorando ogni giorno.

L’interesse centrale nella sua opera è l’ex-voto, più tardi seguito anche da altri artisti plastici. Dal 1957 nella sua pittura è presente come segno e simbolo. Com’è nato e perché questo interesse?

Dal 1957, influenzato da una materia chiamata “Estudos Brasileiros”, ho iniziato ad elaborare il contenuto della mia pittura. È molto importante la preservazione delle manifestazioni spontanee
della nostra cultura popolare e soprattutto quella del Nordest è di una ricchezza
immensa. Tutte le manifestazioni popolari del popolo nordestino, come l’artigianato, l’arte e cultura, il messianismo, la religiosità, io le rappresento appropriandomi dell’ex-voto che nel mio lavoro è un segno/simbolo per esprimere tutta questa ricchezza, tutto il mio pensiero e tutto il mio sentimento. Ho sempre pensato questo, fin dagli inizi della mia carriera. La nascita dell’opera d’arte nella mia pittura discende dalla trasfigurazione di una tematica che abbraccia cultura e arte del Nordest brasiliano, associato al linguaggio contemporaneo internazionale. La forma cambia con la nascita di nuovi linguaggi, ma il contenuto rimane identico. È una ricerca incessante dell’identità culturale brasiliana e questo accade ancora oggi, sempre coerente al mio pensiero, senza fare alcun tipo di compromesso.

La sua opera pittorica si divide in diverse fasi. Ne possiamo parlare?

Nella “Escola de Belas Artes” di Salvador durante il mio ultimo anno, frequentavo una materia chiamata “Estudos Brasileiros” che dava una visione generale del Brasile. I temi erano di sociologia, linguaggi artistici, tecniche, cultura popolare, artigianato, antropologia, etnologia,
religioni africane etc. C’era un piccolo museo dove erano esposte ceramiche e opere di artigianato. Tra le altre c’era una piccola collezione di ex-voto. Nacque da lì la mia passione per gli exvoto:
era il 1955. Mi appropriai di loro nel mio linguaggio e così divennero il segno/simbolo per esprimere tutti i miei sentimenti in linguaggi contemporanei, attualizzandoli sempre. Da tutto
ciò sorse nel 1957 la mia prima fase che chiamo POPOLARE. Dal ‘60 al ‘64 venne la seconda fase, ASTRATTA, che si compone di due segmenti: l’aerofotogrammetrico e il cosmico. Poi è seguita la fase cosiddetta antropomorfica Si, agli inizi degli anni ’80 ci fu un cambiamento brusco
della forma nella mia pittura. Fu quando, pur continuando con lo stesso contenuto, adottai la TRANSVARGUARDIA, che è una tendenza più recente dell’espressionismo
o neo-espressionismo. In questa direzione sorsero varie altre sottofasi con caratteristiche di
“Pop”, “Monocromatiche”, “Linee marcate”, “Senza linee”, “Colorate”, e “Le debolezze del carattere umano”. Ma tutto ciò si inquadra in una fase generale nella quale adotto il nome di ANTROPOMORFICA. Spiegando ad un giornalista argentino, che all’epoca
mi intervistò, questo mutamento nella forma della mia pittura gli dissi: “Prima erano ex-voto con la faccia di persone, ora sono persone con la faccia di ex-voto”.
È un’arte molto seria e forte che possiede un contenuto profondo. Sono ex-voto che assumono la condizione umana per esprimere dolori, angustie, invidie, terrore, corruzione di tutti i tipi, violenza, omicidi, insomma tutto ciò che è inerente all’essere umano. È il riscontro
plastico/visuale tra il bene e il male. La forma di questa fase, che la distingue dalla forma di altri pittori, è la mia “scrittura”personale, ma il contenuto non è un fatto inedito, risale a duemila anni fa. Prenda queste citazioni: Marco 7, 21-23 Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia,
calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo. Chi abbia capacità e voglia studiare tutta la mia opera dall’inizio, ne verificherà il suo contenuto sociale, filosofico, politico e non di partito, religioso, messianico, ironico. La mia preoccupazione nella costruzione del mio lavoro dall’inizio ad oggi è l’ESSERE UMANO.

Una sua esposizione ha celebrato i 50 anni della così detta Generazione Mapa a Bahia. Può illustrarcela?

Non è possibile in una sola intervista parlare della Generazione MAPA perché furono molti gli eventi in pochi anni e occorrerebbe fare una ricerca. Ma farò un piccolo riassunto dell’inizio del Modernismo in Brasile. Negli anni ’30 a Salvador dominavano gli artisti accademici, in maggior parte professori della “Escola de Belas Artes”. Alcuni, i più conosciuti e importanti, andarono a studiare a Parigi. Al ritorno si definirono impressionisti. Negli anni ‘30 esistevano già i Nabis, i Fauves, l’Astrattismo, il Cubismo, l’Espressionismo, il Futurismo, il movimento Dada, il Surrealismo, per citare solo alcuni dei nuovi linguaggi che non vennero assorbiti da questi artisti.
Nel 1922 si tenne a São Paulo la Settimana di Arte Moderna. Nel 1932 torna da Parigi il pittore baiano José Tertuliano Guimarães. Io ho scritto un libro su di lui e l’arte moderna a Bahia,
dal sec. XIX al 1964. José Tertuliano Guimarães, pur
non avendo assorbito nessuno dei nuovi linguaggi contemporanei dell’epoca, riuscì a intendere la pittura di Cézanne che lo influenzò molto. Fu lui ad innovare quello che qui era chiamato
impressionismo. José Guimarães rinnovò l’arte, realizzando anche per la prima volta lavori creati a partire dalla cultura afro-baiana, che illustrarono il numero 4 della rivista Seiva del
maggio 1939, interamente dedicata ai neri. Così egli fu il primo artista baiano a diminuire la discrepanza tra i nuovi linguaggi e l’arte anacronistica che era praticata a Bahia.


Come è avvenuta l’integrazione della sua arte con il computer?

Ho sempre adottato un nuovo linguaggio non appena sorgeva mantenendo, comunque, la stessa tematica. Perciò non potevo non utilizzare questa favolosa macchina che è il computer. Così ebbe inizio la produzione di INFOGRAVURE. Le Infogravure sono realizzate con innumerevoli elementi o immagini, sia esistenti nel computer che aggiunte. Si può avere sovrapposizione di immagini o composizione, ma la cosa più importante da dire è che nella Infogravura bisogna avere necessariamente l’intervento manuale dell’artista. Non è solo computer, non è “Fotoshop”, come pensano gli incompetenti. È Arte Grafica.

Può descrivere la sua esperienza con la tecnica encaustica?

Ho appreso varie tecniche di pittura nella “Escola de Belas Artes” e, tra queste, l’encaustica con la quale ho realizzato alcuni lavori fino al 1959. Nel 1980 quando ho mutato la mia pittura, ho capito che la migliore tecnica per esprimermi era l’encaustica e così tornai ad utilizzarla. La tecnica di encaustica risale agli antichi Greci e Romani ed ha innumerevoli qualità. Inoltre, al contrairo della pittura ad olio che riflette la luce, l’encaustica la assorbe e pertanto può essere vista da qualsiasi angolo. Consiste nell’unione della cera di api con una resina trasformata in vernice. Quando è pronta bisogna aggiungere il pigmento e iniziare a dipingere.

Oggi nell’arte brasiliana cosa attira maggiormente la sua attenzione?

L’arte brasiliana non esiste. L’arte oggi è globalizzata. Perciò quello che mi può attirare in alcuni
artisti brasiliani, mi può attirare in altri pittori di altri Paesi.

Il famoso scrittore brasiliano Jorge Amado ha identificato in lei una “ libertà di espressione che non rimane attaccata al gioco retorico. Il mondo popolare e baiano, Sante lo conosceattraverso esperienze vitali ”. Cosa pensa di questa frase?

Non posso dire altro che sono veramente lusingato!

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